
Il mistero del furto delle tute anti Ebola
Novembre 2015. Parigi è una città sull’orlo di una crisi di nervi. Nella notte del 13 la Ville Lumiere è stata sconvolta dall’attacco terroristico più grave e devastante dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Diversi punti della capitale sono stati presi d’assalto da un commando del cosiddetto Stato Islamico (ISIS). Dopo la notte di terrore il drammatico conteggio delle vittime si fermerà a 131 morti e 330 feriti.

Lo spauracchio del bioterrorismo
Alcuni giorni dopo la strage il clima, in Europa, in Francia e a Parigi in particolare, è teso oltre ogni limite. Per questo lo strano furto di dieci tute anti Ebola denunciato dall’ospedale pediatrico Necker di Parigi fa salire ulteriormente il livello di guardia in un’opinione pubblica già molto provata dagli ultimi eventi. Il primo ministro transalpino, Manuel Valls, nei giorni precedenti aveva messo in guardia da possibili attacchi terroristici chimici o batteriologici. Di fronte a un livello di massima allerta come quello sollevato dalle più alte cariche dello Stato, anche la denuncia di un furto, che in altri momenti avrebbe fatto poco clamore, assume un’importanza particolarmente rilevante.

Massima allerta
Ma qual è, nel dettaglio, il bottino del colpo messo a segno nell’ospedale parigino? Una dozzina di tute protettive utilizzate specificamente nei kit contro il virus ebola, circa trenta paia di stivali di polietilene, guanti e mascherine antibatteriche. Il locale dal quale sono stati sottratti questi materiali non presenta particolari sistemi di sicurezza e quindi, in teoria, chiunque avrebbe potuto sottrarli senza troppi problemi.

Prepararsi ad attacchi non convenzionali
Il clima, però, è di massimo sospetto e nessuno vuole sottovalutare l’accaduto.  Il 14 novembre, sull’onda del timore di nuovi attentati, è stato emanato un decreto di emergenza rivolto al servizio medico dell’esercito con l’ordine anche di distribuire le scorte di farmaci a base di atropina, il trattamento generico utilizzato contro l’intossicazione di gas nervini. Non solo, reparti delle truppe francesi sono stati dislocati a protezione degli impianti di stoccaggio dell’acqua dove si sono rafforzate anche le misure di sicurezza per rilevare l’eventuale presenza di intrusi.
Gli ospedali e i punti di emergenza di tutto il Paese, inoltre, hanno ricevuto farmaci contro il Sarin e altri prodotti chimici del gas nervino.

Ebola, un potenziale pericolo anche in chiave terroristica
Si teme un attacco di tipo batteriologico e, in questa prospettiva, il furto delle tute anti – ebola non promette nulla di buona. Ebola fa parte di quei virus potenzialmente utilizzabili in azioni di bioterrorismo. Un virus classificato nella categoria A, high priority, ovvero che potrebbe essere modificato per potenziarne il potere di impatto sulla popolazione. Uno scenario sulla carta devastante, ma che, in realtà , a fronte di un sistema di difesa e di organizzazione del personale medico adeguato risulterebbe, in pratica, di difficile attuazione, come spiega bene questo articolo, un po’ datato, ma ancora attuale per quel che riguarda il rapporto tra bioterrorismo ed Ebola.
Come molti episodi avvenuti in quel periodo, comunque, anche il furto delle tute anti – ebola sfuma in un nulla di fatto. Per fortuna se si pensa a un potenziale attacco, purtroppo se si considera nella prospettiva di un tassello utile alla ricerca della verità nei giorni drammatici dell’attacco al cuore dell’Europa.
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